Introduzione – Le donne e la raccolta delle olive
Il Salento, terra baciata dal sole e cullata dal vento, è da secoli patria di uliveti che si estendono a perdita d’occhio. Purtroppo però il suo famoso panorama verde si è trasformato, da una decina di anni, in un deserto infinito di tronchi scheletrici, secchi e morti a causa della Xylella.
Gli agricoltori, negli ultimi anni, hanno ripreso a piantare varietà di ulivi tolleranti e resistenti il batterio, riprendendo tra le mani le tradizioni salentine, ereditate dai nonni e dai genitori.
La raccolta delle olive, qui, non è solo una pratica agricola, ma un vero e proprio rito che affonda le sue radici nella tradizione, tramandato di generazione in generazione.
In passato, questo momento era vissuto con grande intensità, coinvolgendo intere comunità, e vedeva le donne giocare un ruolo centrale, tanto nel lavoro nei campi quanto nella conservazione delle tradizioni.
Scopriamo subito qual era il ruolo delle donne durante la raccolta delle olive!
Il rito antico della raccolta delle olive in Salento
In tempi passati, la raccolta delle olive nel Salento avveniva manualmente e richiedeva un grande sforzo collettivo.
Uomini, donne e bambini si riunivano nei campi sin dalle prime ore dell’alba, pronti a trascorrere intere giornate a lavorare tra gli ulivi, fino al tramonto.
Le donne, in particolare, erano fondamentali per il successo della raccolta.
I canti popolari della raccolta
Con mani abili e instancabili, le donne raccoglievano le olive ad una ad una e le riponevano nei “panari” (panieri). Spesso, per non annoiarsi e per alleggerire il duro lavoro, le donne cantavano brevi strofe di canti popolari.
Le voci femminili erano spesse interrotte da quelle maschili che rispondevano, a loro volta, cantando.
Erano dei veri e propri discorsi cantati che scandivano il ritmo del lavoro e creavano un’atmosfera di condivisione e divertimento (soprattutto per i più piccoli che assistevano a questi spettacoli).
I canti spiegavano come avveniva la raccolta, raccontavano del duro lavoro e della fatica dei lavori di campagna.
Questi canti dei contadini salentini erano conosciuti anche come “canto alla stisa” (accompagnati da strumenti musicali) o “canto a pura uce” (a voci unite).
Il ruolo delle donne nella raccolta delle olive
Il compito delle donne non era solo quello di raccogliere le olive, ma anche di selezionare con cura i frutti migliori, scartando quelli danneggiati o troppo maturi.
Le donne si occupavano quindi della gestione dei prodotti raccolti e gli uomini di trasportare le olive nei frantoi o nei luoghi di stoccaggio, dove venivano preparate per la spremitura.
Ma il contributo delle donne non si fermava al lavoro fisico. Erano loro, infatti, a custodire i segreti della tradizione, tramandando di madre in figlia le tecniche migliori per ottenere un olio di qualità superiore. Le loro mani esperte erano in grado di riconoscere la maturità perfetta delle olive, un’abilità che garantiva la produzione di un olio d’oliva che ancora oggi rappresenta il cuore della cultura salentina.
Un Ponte tra Passato e Futuro
La raccolta delle olive è ancora oggi un momento che unisce la famiglia e celebra la ricchezza della terra salentina.
Se in passato il lavoro delle donne era il cuore pulsante di questa tradizione, oggi alcune moderne tecniche di raccolta hanno alleggerito il lavoro, permettendo di onorare quel patrimonio e mantenendo viva la qualità e l’autenticità del nostro olio.
Il progresso non ha cancellato la tradizione, ma l’ha arricchita, permettendoci di continuare a produrre un olio che racconta una storia fatta di passione, rispetto e amore per la nostra terra.
Con OlivaMi cerchiamo di restituire le nostre tradizioni, tramandarle ai giovani riprendere la produzione del rinomato olio EVO salentino.
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