Curiosità sugli olivi

Sputacchina e Xylella Fastidiosa: come agisce questa minaccia che non colpisce solo gli ulivi?

sputacchina e Xylella

Introduzione – Sputacchina e Xylella Fastidiosa

La Xylella Fastidiosa è un batterio fitopatogeno che rappresenta una delle più gravi minacce per l’agricoltura e la biodiversità vegetale a livello mondiale degli ultimi anni. Identificato per la prima volta in Italia nel 2013, questo patogeno ha causato ingenti danni, in particolare agli oliveti del Salento (clicca qui per leggere l’articolo “Xylella: una battaglia senza precedenti” e scoprire l’origine della Xylella), ma la sua capacità di infettare una vasta gamma di piante lo rende un pericolo per molte altre specie.

Un batterio altamente polifago

La Xylella Fastidiosa è nota per la sua elevata polifagia, ovvero la capacità di infettare numerose specie vegetali (piante ornamentali, selvatiche, oltre che coltivate).

Secondo dati recenti, il numero totale di specie ospiti confermate è aumentato a 452. È stata, inoltre, identificata una nuova pianta ospite: la quercia di montagna della Cantabria.

Questa continua evoluzione e trasformazione ha reso e rende ancora oggi la gestione e il contenimento del batterio particolarmente complessi.

Specie vegetali colpite

Oltre all’olivo, la Xylella fastidiosa può infettare una vasta gamma di piante. Tra le specie più diffuse troviamo:

Vite (Vitis vinifera)

Causa la malattia di Pierce, che porta al disseccamento delle viti e alla perdita della produzione.

Agrumi (Citrus spp.)

Responsabile della clorosi variegata degli agrumi, che compromette la qualità e la quantità dei frutti.

Mandorlo (Prunus dulcis)

Può causare il disseccamento dei rami e una riduzione della resa, riducendo drasticamente la sua produttività.

Oleandro (Nerium oleander)

Provoca la bruciatura delle foglie, compromettendo l’estetica della pianta.

Caffè (Coffea spp.)

Può portare al disseccamento dei rami e alla perdita dei frutti.

La lista delle piante ospiti è (purtroppo) in continua espansione, con l’identificazione di nuove specie suscettibili all’infezione. Ad esempio, sono state recentemente aggiunte 37 nuove specie vegetali all’elenco delle piante ospiti, come la fleabana (Erigeron sp.), l’Helichrysum stoechas, il pistacchio (Pistacia vera) e il cachi (Diospyros kaki).

Modalità di diffusione e trasmissione: come agisce la sputacchina

La Xylella si diffonde principalmente attraverso insetti vettori (come la “sputacchina”) che si nutrono della linfa xilematica delle piante infette, trasferendo il batterio da una pianta all’altra. 

Il processo di trasmissione del batterio Xylella tramite la sputacchina avviene in tre fasi principali:

  1. Acquisizione del batterio: la sputacchina si nutre inconsapevolmente di una pianta infetta e il batterio entra nel suo apparato boccale, diventando quindi un insetto vettore infetto. La Xylella non si moltiplica all’interno dell’insetto, ma può rimanere vitale per diverse ore o giorni.
  2. Persistenza e trasporto: l’insetto infetto continua a spostarsi e nutrirsi su nuove piante, mantenendo il batterio all’interno del suo apparato boccale. La Xylella può essere trasmessa subito dopo l’acquisizione o in successive punture.
  3. Inoculazione nella nuova pianta: quando la sputacchina si nutre di una pianta sana, il batterio passa dalla bocca dell’insetto ai vasi xilematici della nuova pianta ospite. Qui il batterio inizia a moltiplicarsi rapidamente, diffondendosi nei tessuti xilematici e bloccando la circolazione della linfa.
sputacchina come agisce
campo verde di ulivi dopo il passaggio della sputacchina

Esiste una soluzione?

Al momento non esiste ancora una cura che sia in grado di salvare gli ulivi e le altre specie vegetali colpite dal batterio. Ciò non significa che queste specie vegetali non si possono più piantare. Per gli ulivi, ad esempio, bisogna porre attenzione sulla cultivar dell’ulivo: qui in Salento non si possono piantare ulivi non tolleranti o non resistenti il batterio.

La nostra associazione, infatti, promuove l’adozione di ulivi delle varietà leccino, favolosa, leccio del corno e lecciana con l’obiettivo di ricostruire il Salento che è stato distrutto dal batterio, rilasciando un certificato con il nome dell’ulivo e riconoscendo l’olio che l’ulivo produce.

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